Ritorno alle origini nella culla della Magna Grecia.

Viaggio nella Piana di Sibari, culla della Magna Grecia: una esaltazione della cultura, del gusto e delle tradizioni calabresi. La prima tappa di una vacanza in Calabria, la mia terra di origine. Partendo da Corigliano, il mio paese natio, dove tutto è un continuo fermarsi ad assaporare, non solo le molteplici sfiziosità gastronomiche che mi fanno tornare bambina, ma anche la tradizionale ospitalità e il sincero affetto con cui parenti e amici ti circondano, per arrivare poi a Rossano, “la Bizantina”, custode di valori tradizionali e di un manoscritto sacro, classificato come Patrimonio dell’Umanità.

Ferragosto nella natia Corigliano …

Lo scorso anno quando i nostri amici Roberta e Paolo ci propongono di trascorrere le vacanze estive in Calabria ho accolto con piacere l’idea considerando le mie origini calabresi e l’amore, quindi, che mi lega a questa terra.
In quel momento ho pensato che avrei avuto l’imbarazzo della scelta per trovare la meta giusta dove trascorrere una vacanza al mare, ma poi con il passare del tempo, quando è arrivato il momento di concretizzare l’organizzazione della vacanza, quella che doveva essere una settimana al mare si è trasformata in una vacanza itinerante di 12 giorni su gran parte del territorio calabrese.

La prima tappa “doveva” essere Corigliano e sottolineo “doveva” perché non potevo non passare dal mio paese di origine e far visita alla mia famiglia.

Trascorriamo quindi quì con la mia famiglia i tre giorni a cavallo di ferragosto. Sono stati tre giorni di fuoco in cui i nostri amici hanno dovuto affrontare una vera famiglia calabrese con zii e parenti vari che elargiscono inviti a pranzo e a cena che non si possono rifiutare e durante i quali non ci si può esimere dall’assaggiare quel salame fatto in casa o quella “polpetta di melanzana” fatta con la ricetta della nonna o quel pezzo di “pitta con la sardella” cotta nel forno a legna.

Il mio bel paese e i suoi dintorni quasi sarebbero passati inosservati in quell’apoteosi di cibo se non fosse che per smaltire i succulenti pasti luculliani, siamo ricorsi a delle belle scarpinate su per il borgo.

Ci troviamo nella piana di Sibari: una pianura lussureggiante ricca di agrumeti. Corigliano è situato su una collina circondata da uliveti con alle spalle le montagne della pre-Sila.

Partendo dai luoghi della mia infanzia abbiamo iniziato il giro in paese dal quartiere dei “pignatari” chiamato così per la presenza, in passato, di artigiani che lavoravano l’argilla e creavano suppellettili in terracotta (“pignata” – che significa appunto pentola in terracotta). E’ uno dei quartieri popolari in cui si trova la Chiesa della Madonna del Carmine con annesso i resti del convento carmelitano, nonché i resti di edifici, esempi di archeologia industriale (‘u cuonz’), dove si sono susseguite attività di vario genere, tra le quali spiccava la lavorazione della liquirizia.

Per arrivare alla cima del borgo dove padroneggia il castello ducale si passa per via Roma dove si erge quello che in paese chiamiamo “l’arco”, ma che in realtà è un tratto di un acquedotto romano da cui si gode una bellissima vista sui tetti del paese.

Da lì prendiamo una delle numerose viuzze per arrivare alla “scalilla”, una scalinata che ci porta direttamente alla “ghiazza”, la piazza del castello. Siamo nel quartiere nobile del paese con palazzi signorili e il castello ducale, appunto, esempio di un rigoglioso passato.

Camminando per le sale del castello, come in ogni castello che si rispetti, ci si sente come una regina.

Nel salone degli specchi si lascia spazio all’immaginazione e improvvisamente ci si ritrova circondati da principi e principesse che danzano festosi. Con quest’atmosfera d’altri tempi ci defiliamo fino all’uscita mantenendo un’aria trasognata che ci accompagna per tutto il giorno.

… e nella vicina Rossano per una escursione culturale

È il giorno di Ferragosto e a Rossano  si festeggia la Santa patrona: Santa Achiropita.

Già al mattino il paese è addobbato a festa con le luminarie sulle piazze e lungo il corso principale.
E’ stato molto bello girare per il centro storico e scoprirne la vitalità e l’orgoglio dei rossanesi per la loro città. Passeggiando troviamo in un angolo di strada persone che ti sbucciano e vendono dei fichi d’India dolcissimi e vederlo fare con tanta fierezza e semplicità allo stesso tempo è un’esperienza veramente emozionante. 
Per far fronte alla calura estiva ci sediamo in uno dei bar del paese a sorseggiare un latte di mandorla e pensiamo che per noi è il latte di mandorla più buono che abbiamo mai bevuto assumendo così un’espressione tale che il barista ci guarda sorpreso come per dire “ma è solo un latte di mandorla”, dando per scontata la sua bontà.

Girando per il paese arriviamo al Museo Diocesano e ne approfittiamo per andare a vedere il Codex Purpureus Rossanensis, un manoscritto onciale greco, che risale al V-VI secolo. Il Codice comprende un evangeliario con i testi di Matteo e di Marco e riporta testi vergati in oro e argento impreziosito da 14 miniature.
Il Codice rientra tra i beni classificati dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.

Alla sera torniamo nuovamente a Rossano per la festa. E’ bello vedere tanta partecipazione alla processione della Madonna. Questa Madonna nera: la Santa Achiropita alla quale i rossanesi sono tanto devoti e alla quale anch’io sono molto legata essendo la Santa che ha dato il nome alla mia cara nonna e alla mia amata sorella. Un nome di origine greca molto particolare che vuol dire “non dipinta da mano umana”.
Girovagando tra le strade del borgo scopriamo la chiesa di San Marco, testimonianza dell’origine bizantina di Rossano. Le antiche origini che vanta questa città  le ritroviamo in ogni angolo e in ogni sguardo di questa gente fiera, tenace e orgogliosa della propria identità.

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Sono Annamaria, blogger appassionata di cucina e viaggi. Scrivimi se lo desideri e seguimi anche sui miei canali social.